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Io, prof a distanza: quante emozioni - di Giovanni Sciancalepore
Io, prof a distanza: quante emozioni - di Giovanni Sciancalepore
dal Quotidiano del Sud del 20 marzo 2020
Sono un professore universitario chiamato, con la velocità imposta dal difficile frangente, ad assolvere alla nobiltà del magistero accademico attraverso un elaboratore elettronico (computer). Si può immaginare lo sgomento iniziale, il senso di smarrimento: l’idea che dovessi prescindere dall’immediatezza dell’interazione diretta mi lasciava senza fiato. L’assenza di quegli occhi, di quegli sguardi - mie sponde vitali nel flusso quotidiano - mi trasmetteva il disagio di un approdo quantomeno difficile, prossimo all’impossibile. In questo la componente predittiva, incline al catastrofismo, tipica (spesso) del giurista non faceva altro che acuire il senso d’impotenza. Ma l’avversità, con la violenza dello stravolgimento repentino, sveglia dal letargo, dal torpore della consuetudine, dalla comodità della routine, imponendo la flessibilità e l’affinamento della resilienza. Richiamo a me stesso l’insegnamento della pratica sportiva: nulla è impossibile. Scendo dal piedistallo delle conquiste, avverto il richiamo della responsabilità, dato dalla funzione sociale cui devo assolvere, e REAGISCO: mi lancio in un’esperienza telematica, erogando didattica “a distanza”.
Certo manca la mia contiguità, la mia prossimità. Mi ritrovo in un’aula virtuale. Mi emoziono. Apro la chiacchierata dissimulando la strozzatura in gola e fingo di reagire. Mi emoziono perché, pur nell’assenza fisica, avverto forte (annuso come un setter irlandese) il desiderio irrefrenabile di normalità. Sono e devo essere la loro normalità. In quel momento metto sullo sfondo la funzione formativa che deve muovere i miei passi e mi affido alla missione che sento fermamente di voler portare a compimento.
Non sono tra loro, sono con loro. Li mantengo, li accompagno stringendoli per mano in una visione propositiva di futuro prossimo. Oggi mi sento il loro futuro. Incredibile!
La distanza, nella dimensione virtuale, non esiste. Io ci sono. Voi ci siete. Noi ci siamo. È l’espressione moderna di un rapporto che si fonda sull’intensità della sua costruzione. Un rapporto che va eretto, ancor di più, su vibrazioni, su emozioni. Parlo da solo nel chiuso di una stanza, timoroso di possibili, inaspettate interferenze familiari, e tutto fila liscio. Mi infervoro, mi sforzo a rendere accessibili categorie giuridiche ostili. Mi rendo conto che questa tipologia di lezione va vissuta molto più intensamente del solito. Ogni docente quando insegna ha il dovere di dare tutto se stesso: oggi, fortemente, mi sono sentito parte di questa élite. Sembrerò presuntuoso: non mi affido ai feedback, ascolto la mia severissima coscienza. Ho dato tutto, ho spinto l’acceleratore al massimo, mi sento
sereno, appagato. Tutto questo in un’aula virtuale, carica di umanità. Non c’entra affatto l’efficientismo: sono stato travolto dall’onda virtuosa della grande comunità accademica dell’Università degli Studi di Salerno e del mio Dipartimento di Scienze Giuridiche. Nessuna esitazione. Ho solo avvertito atteggiamenti collaborativi, perché ognuno si è sentito parte di una cordata, l’un per l’altro.
Un grande senso di appartenenza animato da un’unica, comune ambizione: formareUOMINI. #unisanonsiferma
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prof. Giovanni Sciancalepore
Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche (Scuola di Giurisprudenza)
Pubblicato il 20 Marzo 2020