Educazione paritaria e di qualità

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SDG 6: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti

[A cura di Ilaria Turi]

Uno strumento fondamentale per combattere povertà, emarginazione e sfruttamento è sicuramente l’educazione.

L’art. 34 della Costituzione italiana garantisce il diritto all’istruzione e l’accesso al sistema scolastico, obbligatorio e gratuito per 8 anni e in seguito prevede che i più meritevoli, anche in assenza dei necessari mezzi economici, possano raggiungere i gradi più alti degli studi. Nonostante ciò, il Bel paese è il fanalino di coda in Europa, insieme alla Romania, per numero di laureati e diplomati. Precisamente in Italia il 62,2% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha almeno il diploma, percentuale decisamente inferiore rispetto alla media Ue che è del 78.7%; inoltre soltanto il 27,6% dei giovani tra i 30 e 34 anni ha completato gli studi universitari, contro il 40,3% della media Ue.

Ancora oggi troppe persone in Italia non ottengono il diploma, alimentando il fenomeno della dispersione scolastica. A causarla sono diverse le motivazioni, che possono essere soggettive o legate al contesto di riferimento. Alle volte capita che un cattivo rapporto docenti/alunni e docenti/genitori conduca quest'ultimi ad una perdita di fiducia nel sistema scolastico, alimentando un allontanamento dei ragazzi dal mondo scuola. È noto come in contesti sociali, come le periferie più emarginate, scarsi livelli di istruzione, mancanza di figure di riferimento e aiuti alle famiglie, conducano i giovani che abbandonano la scuola ad attività illegali quali spaccio di droga e lavoro in nero.

Mentre, ciò che, soggettivamente, può portare ad un abbandono scolastico sono ad esempio, difficoltà cognitive e di apprendimento non riconosciute e supportate dalla scuola in questione, attitudini e scarsa motivazione, appartenenza a classi sociali che influenzano le scelte scolastiche dei ragazzi, per concludere eventuali problemi di bullismo.

Per dispersione scolastica s’intende l’assenza non giustificata e non autorizzata di minori dalla scuola dell’obbligo, ma più propriamente è la mancata, incompleta o irregolare fruizione del servizio scolastico. Essa ingloba oltre che la totale non scolarizzazione, anche delle situazioni più “lievi” come l’abbandono, inteso come interruzione degli studi, la ripetizione degli anni scolastici e i casi di ritardo nel percorso dovuti ad interruzioni temporanee.

Sul nostro territorio si tenta di risolvere questo problema da anni. Preso con le dovute pinze, il celebre film “Io speriamo che me la cavo” offre una cartina tornasole della situazione che si trovano a vivere ancora oggi molti docenti del Sud Italia. Come Paolo Villaggio, protagonista del suddetto film, molti docenti sono costretti sovente ad intervenire in prima persona per riportare i bambini nel luogo più adatto alla loro età, la scuola. È importante combattere la dispersione scolastica perché essa provoca disagio sociale ed economico sia per il minore, nel corso di tutta la sua vita, che per la società nel suo complesso. Salari più alti, minore criminalità, migliori condizioni di salute, maggiore produttività e crescita economica, maggiore coesione sociale e minori costi pubblici e sociali sono solo alcuni dei tanti benefici ottenibili grazie a tassi più alti di scolarizzazione.

Purtroppo, nell'ultimo periodo, tra lockdown e restrizioni varie il processo di scolarizzazione è stato nuovamente rallentato per via delle complicanze occorse con la didattica a distanza. Ciò che ha fortemente messo in discussione la DAD è la socialità che i bambini hanno perso quasi del tutto per via delle chiusure causa Covid-19. A dimostrazione di ciò, Unicef ha esposto 168 banchi vuoti presso la sede dell’Onu a New York, a rappresentare i 168 milioni di bambini che vivono in paesi in cui le scuole sono state quasi interamente chiuse.

Il problema è persistente, ma le soluzioni ci sono. Innanzitutto l'intervento delle istituzioni, da quelle locali a quelle europee, con borse di studio e il finanziamento di progetti ad hoc, il diretto intervento dei docenti, per finire con le iniziative delle tante associazioni di comuni cittadini sparse sul nostro territorio nazionale che profondono il proprio impegno per aiutare i tanti studenti che hanno necessità di un incoraggiamento per continuare gli studi. Un esempio di ciò è “Volontari per l’educazione”, un progetto di Save the Children Italia per combattere la dispersione scolastica e migliorare il rendimento degli studenti. Al termine di un percorso di formazione i volontari sono chiamati a conoscere il proprio bambino, o piccolo gruppo di bambini, che supporteranno nel percorso di studio. L'iniziativa prevede uno o due incontri di supporto settimanali in assoluta modalità a distanza. Questo tutoraggio permette a bambini o ragazzi di ricevere un aiuto concreto nelle materie scolastiche e contemporaneamente concede loro anche un concreto supporto motivazionale nel corso delle settimane. Ciò fa sì che i ragazzi possano capire che lo studio può prima di tutto garantire loro il raggiungimento di grandi traguardi, e infine che imparare è bello, e nella vita non si smette mai di farlo. E io, da volontaria, ho capito che insegnando si impara più di quello che si insegna.

Pubblication date: 07-26-2021

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