Management del Welfare Territoriale | Calendario Lezioni ed Appelli
Management del Welfare Territoriale Calendario Lezioni ed Appelli
Piano Didattico Master in Management del welfare territoriale VII annualità a.a. 2024/2025
I moduli formativi sono in totale 28, di cui 18 laboratori. Le lezioni e le esercitazioni si terranno ogni settimana il giovedì e il venerdì, dalle ore 15:00 alle ore 18:45, in modalità telematica tramite la piattaforma Microsoft Teams.
Calendario moduli formativi e appelli esami
1ª Area - Il welfare: le fonti teoriche, culturali e del diritto
- Principi e valori del welfare
Il modulo intende presentare alcuni valori e principi di riferimento nelle politiche di welfare. Essi valgono sia come spinta motivazionale, sia per definire gli obiettivi che vanno salvaguardati nel processo decisionale e nell’intero processo di costruzione delle istituzioni di welfare e delle successive azioni di cambiamento. Accanto alla formulazione astratta dei principi e valori, andranno indicati anche i metodi e le pratiche della loro concreta applicazione alla realtà sociale.
Si tratta di impostare un ragionamento sulla triade valori, mezzi, fini la cui articolazione può assumere configurazioni diverse a seconda delle specificità territoriali. Il discorso sarà poi esteso alle questioni di efficacia e di efficienza che sono fondamentali per la progettazione e per la valutazione degli effetti delle azioni promosse sul territorio.
Tali nozioni convergeranno nelle ipotesi di costruzione di un welfare civile fondato sul principio di “sussidiarietà circolare”. Sarà l’occasione per mettere a fuoco le logiche che presiedono le interazioni tra istituzioni, imprese e società civile e per discutere sulle condotte individuali, con particolare riferimento ai concetti di autonomia e responsabilità sociale, e ai loro reciproci rinvii.
2.Forme di inclusione e coesione sociale in Europa
Nell’ultimo ventennio, il benessere sociale si è legato in modo sempre più complesso alle interdipendenze tra le specificità territoriali, le politiche dell’Europa e l’ingovernabilità di fenomeni economici e migratori su scala globale. A fronte di questo scenario, gli attori territoriali sono chiamati a dare delle risposte molto più articolate e ad assumere un ruolo strategico di più ampia portata, non solo per l’assistenza e le prestazioni sociali ma, più in generale, per la crescita e lo sviluppo dei territori. Riflettere sulle categorie di inclusione, multiculturalismo, coesione sociale assume una necessaria centralità al fine di ridefinire il ruolo del territorio nel rapporto con i sistemi più ampi di indirizzo e di potere.
Durante il corso verrà affrontato il tema dell’Europa sociale per poi analizzare le strategie messe in atto dall’Europa a sostegno della garanzia di migliori condizioni di vita nei differenti stati membri. Infine, la conoscenza dei mutamenti delle società contemporanee, consentirà di integrare informazioni disponibili e gestire la complessità, includendo la riflessione sulle responsabilità sociali ed etiche.
3.Legislazione sociale
Il modulo di Legislazione sociale è incentrato sulla normativa nazionale e regionale, inerente le finalità, gli assetti, i soggetti, le modalità e gli strumenti attraverso i quali si articola e funziona un sistema di welfare locale. Durante le giornate formative, saranno illustrati gli aspetti più salienti della legge nazionale n. 328/00 e di quella regionale n. 11/07, declinati nelle loro specificità territoriali, dall’ambito territoriale ai diversi modelli di forma associata di gestione, dal piano sociale di zona come strumento primario di programmazione ai regolamenti attuativi delle norme vigenti nel campo dei servizi alla persona.
Una particolare attenzione sarà riservata alla normativa sul sistema integrato dei servizi socio-sanitari, a partire dalla cura della fascia della non autosufficienza con tutte le implicazioni operative che ne derivano. Il Reddito di Inclusione, quello di Cittadinanza e l’Assegno di inclusione saranno gli argomenti sui quali sarà concentrata l’ultima parte del modulo, con la presa di coscienza delle caratteristiche fondamentali dei provvedimenti legislativi di supporto. Le varie giornate saranno caratterizzate da un confronto continuo e interattivo con i partecipanti, in cui ognuno potrà apportare al dibattito la propria esperienza sia di studi che di lavoro.
4.Governance dei sistemi territoriali
Le attività di cooperazione tra enti proposte sul piano normativo sia nazionale che locale presuppongono una riflessione costante sui sistemi territoriali (politici, culturali, economici, ecc.) e sui differenti attori che in essi operano. Un lavoro di conoscenza multidimensionale senza il quale nessuna forma cooperativa potrebbe essere attivata e reso funzionale al benessere territoriale.
La complessità dei processi territoriali richiede da parte dei decisori e dei promotori di cambiamento, dall’ente politico all’impresa sociale, dall’associazione di promozione sociale all’aggregazione sociale informale, una capacità di comprendere le relazioni esistenti, definendo continuamente strategie atte a promuovere nuovi rapporti di governance. All’interno di tali processi complessi diventa centrale la conoscenza delle caratteristiche dei differenti attori, ma anche il background culturale che crea contesti di fiducia e di cooperazione o indifferenza e opposizione nei confronti di idee, attività, collaborazioni atte a generare il cambiamento territoriale ipotizzato. Diventano centrali, pertanto, la riflessione su categorie quali la negoziazione e la responsabilità collettiva.
Tale modulo è direttamente collegato a quello successivo di Innovazione e sostenibilità sociale.
5.Beni comuni e obiettivi di sviluppo sostenibili
Il modulo Beni comuni e sviluppo sostenibile intende approfondire la conoscenza dei principi che caratterizzano la governance dei beni comuni: confini ben definiti, regole informali, regole stabilite da procedure democraticamente definite, monitoraggio delle attività e di chi usufruisce dei beni comuni, sanzioni informali, meccanismi di mediazione dei conflitti tangibili e sanzionabili e legittimità delle regole. Saranno poi studiate alcune delle principali teorie dei beni comuni, in particolare, quella di Garret Hardin e Elinor Ostrom, per poi soffermarsi sulle diverse tipologie di beni comuni (fisici, globali e quelli che riguardano i servizi pubblici) e su una delle principali caratteristiche: l’universalità.
La seconda parte del modulo sarà incentrata sugli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, con lo scopo di porre fine alla povertà in tutte le sue forme, per combattere le disuguaglianze all’interno e fra le nazioni, per costruire società pacifiche, giuste ed inclusive, per tutelare i diritti umani, per promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze, per assicurare la salvaguardia duratura del pianeta e delle sue risorse naturali.
La disamina dei temi e degli obiettivi sarà oggetto di analisi, di discussione e di sperimentazione su alcune realtà conosciute.
6. Innovazione e sostenibilità sociale
Il modulo affronta le differenti teorie dell’innovazione sociale per poi soffermarsi sull’innovazione sociale come strategia attraverso la quale si vuole generare cambiamento e benessere, con un’attenzione costante alle necessità delle persone e dei contesti di vita, tutelando le comunità e l’ambiente fisico e creato. Grazie a questo nuovo modo di superare problemi e disagi e creare benessere territoriale, la sostenibilità diviene, allo stesso tempo, obiettivo e processo che genera possibilità ma anche tutela di luoghi, persone e relazioni.
Il modulo laboratorio intende sostenere i partecipanti nell’elaborare un percorso di analisi del proprio territorio d’appartenenza, definendo e ridefinendo il ruolo del singolo e/o dell’ente/organizzazione di appartenenza in rapporto con le categorie di governance, innovazione e sostenibilità sociale. Costante sarà l’interazione e la riprogettazione di attività, sulla base di queste categorie di pensiero ridefinite dal confronto.
2ª Area – Gestione dei servizi sociali
7.Le forme associative di gestione
Ai sensi del decreto legislativo n. 112/98 e ss.mm. e ii., i servizi sociali rientrano tra le funzioni fondamentali dei Comuni e con gli articoli 5, 6 e 7 del Decreto Legislativo n.147/2017, così come modificato dal Decreto legge n.4/2019, convertito in legge 26/2019, sono stati definiti livello essenziale di prestazioni. Pertanto rientrano tra i diritti soggettivi esigibili per legge ai sensi degli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione. L’articolo 19 della legge 328/00 e l’articolo 7 della legge regionale della Campania n. 11/07, statuiscono che i servizi sociali, alla stregua dei servizi sanitari, vanno organizzati in una dimensione sovra-comunale di area vasta, definita “Ambito territoriale”, disegnata dalla Regione e coincidente, di norma, con i distretti sanitari. Pertanto, i Comuni devono assicurare la gestione dei servizi sociali in forma associata in “Ambiti territoriali omogenei. Rientra nella loro titolarità la scelta della veste giuridica di cui intendono dotarsi in rapporto alle finalità che intendono realizzare. Il testo unico degli enti locali prevede più di una forma associativa e una molteplicità di forme di gestione. Ognuna di esse è stata pensata per rispondere ad esigenze diverse e da ognuna di esse ne discendono forme organizzative e modalità operative dalle quali dipendono efficienza ed efficacia dei servizi erogati. Il presente modulo esamina le forme associative e le forme di gestione previste dall’ordinamento e ne esplora caratteristiche, potenzialità e limiti in rapporto ai diversi scopi che si intendono raggiungere.
8.La qualità nei servizi sociali
La realizzazione della qualità consiste nel conferire – ai prodotti e servizi di una determinata organizzazione e, più in generale, alle attività socioeconomiche proprie di un determinato contesto, la capacità di soddisfare i bisogni/requisiti correlati.
Nel caso dei servizi alla persona il problema della definizione si lega al rapporto che esiste fra il ruolo del cittadino nel processo di produzione dei servizi e la natura stessa del servizio erogato.
I servizi alla persona hanno una forte valenza relazionale, consistenti in prestazioni ed esperienze, che difficilmente si possono racchiudere in specifiche di produzione per ottenere una qualità standardizzabile. Oltre alla limitata standardizzazione i servizi alla persona, a differenza di altri servizi, si caratterizzano per il fatto che l’attività di produzione del servizio e quella di consumo da parte del cliente/utente sono simultanee, quindi la valutazione della qualità andrebbe fatta nello stesso momento in cui il servizio vene erogato.
Il modulo è finalizzato ad offrire una serie di strumenti, teorici e pratici, sulla qualità dei servizi alla persona con particolare attenzione ai seguenti argomenti:
- Storia e definizione della qualità
- I principi della qualità
- Un modello per il miglioramento continuo
- Criteri per la valutazione della qualità nei servizi
- I principali indicatori per la valutazione della qualità nei servizi
9.Le procedure di esternalizzazione
Ai sensi delle disposizioni normative vigenti, assicurare la piena esigibilità dei servizi sociali per tutti gli aventi diritto è una titolarità pubblica affidata dall’ordinamento ai Comuni associati. Gli stessi possono però affidarne la gestione/erogazione anche a soggetti privati e/o del privato sociale mediante procedure di esternalizzazione di evidenza pubblica. Questo modulo esamina le diverse procedure di affidamento a soggetti privati (profit e non profit) dei servizi sociali. In particolare, saranno esaminate le procedure previste dal codice degli appalti (D.Lgs. n. 50 /2016) e quelle previste dal codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/20179 e dal DPCM del marzo del 2001). Saranno, altresì esaminate le linee di indirizzo emanate dall’ANAC e la giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia europea e le non poche contraddizioni che questa complessa normativa presenta. Si cercherà di percorrere il tormentato itinerario che ha condotto alla definizione della normativa attualmente vigente e di evidenziare le diverse esigenze che hanno contribuito a disegnarla, in particolare la necessità di coniugare il principio di concorrenza con il principio di tutela delle persone maggiormente vulnerabili.
3ª Area – Enti di Terzo settore e sviluppo territoriale
10.ETS: aspetti giuridico-normativi
Con l’approvazione del Codice del Terzo settore (D.lgs. 117 del 2017) si aprono scenari interpretativi nuovi che riformano radicalmente il precedente assetto normativo, in particolar modo per il settore degli enti associativi che negli ultimi decenni si è rivelato particolarmente vivace, sia per la promozione di iniziative sociali, sia per il loro contributo alla vitalità economica dei territori. Il Codice fa chiarezza sugli ETS, distinguendoli uno per uno nel vasto panorama del pluralismo sociale, attribuendo per la prima volta a ognuno di loro precisi compiti e funzioni. Essi diventano espressione dell’autonomia privata di cittadini che si associano per i fini di cui all’art. 2 e 118, u.c. Cost.
Nel modulo formativo saranno ripresi tutti gli aspetti della riforma, a partire dagli adeguamenti degli statuti alle differenti forme giuridiche che essi possono assumere, al ruolo assegnato di volta in volta ai volontari, ai lavoratori, al patrimonio dell’ente e alle finalità. Il corso si soffermerà brevemente su alcuni particolari tipi di ente non completamente riconducibili all’ente non profit inteso in senso stretto (le fondazioni di origine bancaria, i Gruppi di acquisto solidale - GAS, l’impresa ibrida, i trust), per una migliore comprensione del nuovo universo giuridico e normativo in cui si muove oggi il Terzo settore.
11.Economia civile e sviluppo locale
L’aggiornamento dei dati OCSE sulla povertà nel nostro paese, come nel resto dell’Occidente, evidenziano un incremento delle diseguaglianze economiche e sociali, rappresentate dalla difficoltà di ricevere, da parte di tutti gli attori, i servizi fondamentali e con la stessa qualità.
Il corso analizzerà cause ed effetti che emergono dai processi di formazione della ricchezza, dalle politiche macroeconomiche e da quelle di coesione e sviluppo territoriale, al fine di ipotizzare un cambiamento del senso comune. Nel repertorio delle ipotesi, un particolare rilievo assumerà nella discussione il tema dell’“economia sociale”, che ha trovato nell’ultimo ventennio esempi di virtuosa applicazione in modelli d’impresa basati sul rispetto di valori comuni, sulla partecipazione degli attori sociali, sulla difesa e applicazione dei principi di solidarietà e responsabilità, conciliando gli interessi degli utenti con l’interesse generale.
La discussione sarà estesa alle crescenti possibilità offerte dal legislatore allo sviluppo dell’“economia sociale”, con norme sempre più chiare e stringenti per le imprese sui settori di attività in cui possono operare e i vincoli da rispettare, tra cui il reimpiego e non la distribuzione di utili, il coinvolgimento dei lavoratori nelle attività e nella gestione, etc.
12.Aree interne e cooperazione di comunità
Il modulo Aree interne e cooperazione di comunità intende offrire gli strumenti utili per comprendere le criticità dei territori che si trovano nelle aree interne, in cui vive circa un quarto della popolazione italiana. A causa del calo della popolazione, della riduzione dei livelli di occupazione e dello scarso utilizzo del territorio e di una carente offerta locale di servizi pubblici e privati, queste aree soggette a un forte processo di marginalizzazione necessitano di buone politiche e buone pratiche che favoriscano il loro sviluppo economico e sociale. Infatti, la costruzione di una strategia nazionale capace di coinvolgere ogni regione e macro-regione del paese può favorire il miglioramento della qualità della vita dei residenti delle cosiddette aree interne.
Nel modulo i costrutti teorici serviranno a sperimentarsi e a mettere in pratica nuove strategie e processi innovativi adatti a promuovere un graduale cambiamento di aree che, seppur distanti dai centri di offerta dei servizi essenziali, sono ricche di importanti risorse ambientali e culturali che hanno bisogno di essere tutelate e valorizzate.
Il modulo presenterà anche un elenco di fondi comunitari disponibili per finanziare gli interventi di sviluppo locale (FESR, FSE, FEASR, FEAMP).
13.Mercato del lavoro e Terzo settore
Il modulo intende offrire una panoramica degli attuali profili professionali che insistono nel terzo settore e delle problematiche di carattere occupazionale e contrattuale che vi sono connesse. L’occupazione nell’ambito dei servizi sociali è andata crescendo negli ultimi anni in modalità e forme, a volte, non sempre immediatamente riconoscibili sul piano dell’inquadramento e della natura del rapporto di lavoro. Pensiamo ad esempio al caso delle cooperative sociali. La proliferazione di rapporti contrattuali atipici ha senza dubbio contribuito alla diffusione di esperienze di lavoro spurie tra dipendenza, parasubordinazione e lavoro autonomo.
L’obiettivo del modulo sarà pertanto quello di offrire un quadro statistico-descrittivo dell’attuale composizione occupazionale del settore, secondo la tipologia contrattuale ed altre caratteristiche soggettive degli occupati. Verrà ugualmente analizzato il quadro della contrattazione collettiva cui fanno riferimento i lavoratori del settore e le problematiche più recenti emerse negli ultimi anni. Un ultimo aspetto sarà quello relativo alle modalità di accesso alla professione (canali formativi, ecc.) e ai meccanismi di promozione interna sul piano dell’avanzamento professionale.
14.Management delle organizzazioni sociali
Il modulo intende offrire contributi didattici ed esperienziali sugli aspetti organizzativi e gestionali delle organizzazioni sociali, focalizzandosi da una parte sull'analisi delle dinamiche e sugli strumenti di gestione intra-organizzativa e, dall'altra parte sullo studio e la progettazione dei network inter-organizzativi con gli attori territoriali strategicamente rilevanti. In particolare, per tutto quanto attiene le organizzazioni sociali, si affronteranno i temi riguardanti la gestione del personale dipendente e volontario, lo studio dei meccanismi di reclutamento, formazione ed apprendimento, lo sviluppo di strategie di leadership, l'analisi dei meccanismi motivazionali e di team working, la costruzione di una cultura organizzativa e l'analisi delle principali configurazioni organizzative. Per quanto riguarda invece la presenza delle organizzazioni sul territorio si affronteranno i temi della co-creazione di valore e della co-produzione dei servizi pubblici mediante l'analisi dei processi di welfare territoriali e l'apprendimento di strumenti di mappatura e definizione strategica degli stakeholder principali, con un focus sulle relazioni tra pubblica amministrazione e terzo settore nell'erogazione dei servizi essenziali.
4ª Area – Analisi del Territorio
15.I bisogni e il territorio: strumenti di analisi multidimensionale
Il laboratorio offre competenze nella costruzione di un profilo di comunità, affrontando dapprima le principali questioni epistemologiche e metodologiche, legate al concetto di comunità, e successivamente nella progettazione e implementazione di un disegno di ricerca adeguato alla costruzione del profilo.
Un profilo di comunità è una descrizione completa di un gruppo di persone che costituiscono una comunità e le risorse (culturali, economiche, politiche ecc.) a loro disposizione. I profili sono un mezzo utile per sviluppare una conoscenza circa la popolazione di una particolare zona geografica di una specifica comunità di interesse. Un profilo di comunità può essere utilizzato per identificare il benessere e la qualità della vita della comunità e le esigenze di sviluppo, ed è indispensabile per la pianificazione degli interventi.
Il Laboratorio prevede un approccio applicativo attraverso l’utilizzo di pacchetti statistici e di banche dati digitali.
16.Consultazione banche dati e costruzione degli indicatori sociali (open data)
Il modulo si propone di sviluppare gli aspetti rilevanti nello studio degli indicatori con particolare riferimento alle problematiche connesse alla costruzione e definizione degli indicatori sociali e demografici. A partire da alcune delle principali definizioni di indicatore proposte in letteratura, il modulo intende approfondire i temi relativi all’analisi di indicatori sociali e demografici forniti da fonti statistiche ufficiali; alle diverse tipologie di indicatori basate su vari criteri di contenuto, sull’origine dell’informazione e sullo scopo e sul ruolo che rivestono; alle problematiche connesse alla fase di definizione e costruzione di un indicatore composto.
Il modulo intende anche illustrare i principali indicatori di rete al fine di individuare e valutare la posizione reticolare degli attori sociali in un'ottica sistemica, consentendo così di elaborare interpretazioni originali dei fenomeni sociali analizzati. Nello svolgimento del modulo saranno forniti esempi di applicazioni di sistemi di indicatori per l'analisi di fenomeni sociali e demografici attraverso la consultazione di banche dati online. Lo studente avrà la possibilità di acquisire la capacità di gestire basi dati e di elaborare rapporti di ricerca corredati da tabelle e grafici con l'ausilio di software, applicando i metodi presentati allo studio di casi reali e interpretando in modo autonomo i dati e le informazioni legati ai fenomeni analizzati.
17.Misure di disuguaglianza e disagio economico
Le lezioni partiranno dalla lettura dei rapporti annuali ISTAT su reddito e povertà, spiegando nel dettaglio come si costruiscono le misure di disuguaglianza e disagio economico utilizzate in questi stessi rapporti.
Si partirà quindi dalla definizione di reddito familiare netto, per poi affrontare il concetto di reddito equivalente, sulla base del quale l’ISTAT misura gli indici di disuguaglianza, affrontando anche il tema dei fitti figurativi. Si illustrerà poi il concetto di distribuzione interquartilica del reddito; ci si soffermerà poi sulla costruzione e significato dell’indice di Gini.
Per la misura degli indici di povertà l’ISTAT fa riferimento alla spesa familiare, la cui definizione e misura verrà dunque illustrata. Quindi si spiegheranno i concetti di povertà relativa e povertà assoluta, chiarendo le soglie su cui esse vengono calcolate (illustrando quindi, tra l’altro, il significato delle scale di equivalenza). Si chiariranno poi i concetti di incidenza della povertà e intensità della povertà. Si spiegherà quindi un'altra misura utilizzata dall’ISTAT, il rischio di povertà o di esclusione sociale.
Di queste misure non verrà solo indicata la modalità teorica di costruzione, ma anche la loro entità e distribuzione in Italia, chiarendo le caratteristiche individuali e familiari che rendono più probabile la presenza di condizioni di disagio economico.
5ª Area - Programmazione e progettazione partecipata
18.Principali strumenti di programmazione sociale
Il modulo ha come obiettivo l’analisi dei principali strumenti di programmazione sociale declinati a livello locale e nazionale, che aprono ad un insieme di scenari sia teorici che pratici. Il percorso parte dalla Legge 328/2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", che segna il passaggio dalla concezione di utente quale portatore di un bisogno a quella di persona nella sua totalità, lasciando alle spalle l’accezione tradizionale di assistenza, come luogo di realizzazione di interventi meramente riparativi del disagio, per far posto a una protezione sociale attiva, finalizzata a prevenire o a rimuovere cause di disagio, promuovendo l’inserimento della persona nella società, attraverso la valorizzazione delle sue risorse e capacità. A livello nazionale e regionale, i documenti di riferimento nell’analisi sono:
- Piano sociale nazionale 2021- 2023
- Piano nazionale di contrasto alla povertà 2021 - 2023
- Piano nazionale per la non autosufficienza 2022 - 2024
Un’attenzione particolare sarà posta sui livelli essenziali di assistenza sociale e sociosanitaria che rappresentano la fonte giuridica primaria alla quale fa riferimento il processo di programmazione in generale:
- Per l’area sociale, l’articolo 22 della legge 328/00, gli articoli 5-6-7 del Decreto Legislativo n. 147/2017 e la legge n. 26 del 2019 e l’articolo 5 della legge regionale n. 11/2007;
- Per l’area sociosanitaria, il Capo IV del DPCM del 12 gennaio del 2017.
A livello locale, i documenti di programmazione sono per l’area sociale i Piani di zona degli Ambiti territoriali, e per l’area sociosanitaria il Programma delle attività del Distretto sanitario.
Tale proposta formativa apre poi il ragionamento al concetto di lavoro di rete sui territori, con particolare riferimento alla programmazione partecipata e alla co-programmazione di cui all’articolo 55 del Testo Unico del Terzo Settore.
19.Principali strumenti di progettazione sociale
La programmazione sociale e sociosanitaria, per la sua realizzazione concreta, si traduce in servizi, prestazioni e interventi che devono per essere attivati essere progettati nel dettaglio.
Per i servizi sociali e sociosanitari la progettazione è costruita sulle specificità e sulle esigenze di ogni singolo utente in relazione al suo contesto di vita e di relazione.
Obiettivo di ogni progetto, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 128 del decreto legislativo n. 112 del 1998, è l’inclusione sociale.
Pertanto:
- per le persone e le famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza è previsto un progetto individuale definito “Patto per l’inclusione”, che in rapporto ai bisogni individuati prevede l’erogazione di sostegni economici e di servizi finalizzati alla rimozione delle cause che hanno prodotto la condizione di povertà;
- per i minori in condizione di povertà educativa e/o portatori di bisogni educativi speciali, è previsto un progetto educativo personalizzato (PEI);
- per gli alunni disabili è previsto un progetto di assistenza specialistica individualizzata finalizzata all’inclusione nel contesto-classe e alla migliore fruizione dell’istruzione;
- per le persone portatrici di bisogni sociosanitari complessi, è previsto il progetto assistenziale individualizzato (PAI) definito in Unità di valutazione integrata (UVI).
Tutte queste procedure di progettazione prevedono una fase di analisi dei bisogni, una fase successiva di definizione di finalità e obiettivi, quindi la definizione dei servizi, delle prestazioni e degli interventi da erogare e il progetto di valutazione ex ante, in itinere ed ex post.
Ovviamente, la progettazione sociale prevede tanti altri servizi e prestazioni, molti previsti da appositi bandi pubblici, finanziati con fondi nazionali e/o europei, per i quali gli elaborati sono da inserire in appositi format non molto difformi dallo schema di progettazione su indicato.
Questo modulo del master tratterà in dettaglio i principi, i metodi, le procedure e gli strumenti utilizzati nella progettazione sociale.
A livello operativo, saranno esplicitate le diverse modalità di progettazione (il modello sinottico razionale, quello partecipativo/concertativo e il modello euristico), al fine di fornire una serie di strumenti utili alla elaborazione di progetti in contesti diversi.
20.Co-progettazione Pubblico – Enti di Terzo settore
La partnership tra soggetti pubblici e soggetti del Terzo Settore ha avuto un percorso lungo e non sempre facile iniziato con la legge 328 del 2000 e concluso con la sentenza della Corte Costituzionale n. 131 del 25 maggio 2020.
L’articolo 7 del DPCM del 30 marzo 2001 ha previsto istruttorie pubbliche per la co-progettazione ma solo per interventi innovativi e sperimentali.Tali istruttorie sono state riconosciute anche dalle linee di indirizzo dell’ANAC in materia di affidamenti di servizi al Terzo settore (Delibera n. 32/2016).
Il codice del Terzo Settore n. 117/2017, con l’articolo 55 ha di fatto recepito tali precedenti normativi, estendendo le procedure di co-progettazione a tutti i servizi e non solo a quelli sperimentali. Il parere del Consiglio di Stato n. 01382 del 26 luglio 2017, rimetteva in discussione tale possibilità.
Infine, la sentenza della Corte Costituzionale n. 131 del 25 maggio 2020 ha sancito in maniera inequivocabile e definitiva la legittimità delle procedure di co-progettazione previste dall’articolo 55 del D.Lgs. n. 117/2017 affermando che tale istituto “… in espressa attuazione dell’articolo 118 della Costituzione, realizza per la prima volta in termini generali una vera e propria procedimentalizzazione dell’azione sussidiaria – strutturando e ampliando una prospettiva che era già stata prefigurata, ma limitatamente a interventi innovativi e sperimentali in ambito sociale, nell’articolo 1, comma 4, della legge 328/00 e quindi all’articolo 7 del DPCM 30 marzo 2001”. Quindi, a conclusione di tale lungo iter normativo, il Ministero del Lavoro con proprio decreto n. 72 del 2021 ha adottato le linee guida per la co-progettazione.
Questo modulo si concentrerà sugli indirizzi ministeriali in materia di co-progettazione, ed effettuerà alcuni focus sulle esperienze più significative di co-progettazione realizzate negli ultimi anni in Italia e in Campania.
21.Management delle relazioni
Il corso affronta il tema delle relazioni sociali per il suo valore strategico nella definizione e gestione dei conflitti che insorgo nella vita sociale. In particolare, sarà messo a fuoco il metodo che interpreta le relazioni sociali in modo complesso in termini di azione e Sistema e di nesso tra persone ed istituzioni.
Sebbene le relazioni si basino su aspetti interni della persona, su sentimenti, su passioni condivise, su impegni sociali e professionali, è pur vero che le sue dinamiche possono variare in funzione dei sistemi sociali più ampi, culturali, normativi e politico-istituzionali che determinano a monte le condizioni di possibilità per il mantenimento di legami stabili, proficui e duraturi.
La teoria verrà poi applicata a casi concreti. Attraverso il metodo della simulazione verranno presentati due casi tipo. Il primo presenta una situazione di conflitto sociale e/o istituzionale sul territorio, invitando i corsisti a riflettere sulle strategie di intervento. Il secondo riguarda, la possibilità di sostenere le relazioni sociali creando condizioni di benessere e di stabilità, attraverso azioni di Sistema.
22.Le fonti di finanziamento
Nel corso del modulo verrà proposta un’analisi dei seguenti fondi:
- Il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS), istituito dall’articolo 59, comma 44 della Legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica). Nella sua formulazione originaria, il Fondo era costituito presso la Presidenza del Consiglio Ministri, con la finalità di promuovere interventi per la realizzazione di standard essenziali e uniformi di prestazioni sociali su tutto il territorio nazionale, mediante finanziamenti in favore non solo di Regioni, Province Autonome ed Enti locali, ma anche di organismi del terzo settore e del volontariato.
In quella prima fase il Fondo era alimentato sia da una dotazione generale, sia dagli stanziamenti previsti da iniziative legislative di settore, tra cui quelle inerenti l’infanzia e l’adolescenza, la disabilità, le tossicodipendenze. Esso si configurava, pertanto, come una sommatoria di finanziamenti statali necessari all’attuazione delle leggi nazionali di settore.
Con la Legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), il Fondo si configura come lo strumento mediante il quale lo Stato, insieme alle Regioni e gli Enti locali, concorre al finanziamento della spesa sociale.
- Il Fondo Unico di Ambito, strumento finanziario per la realizzazione del Piano di Zona. In base all’art. 10 co. 2 lett. d della L.R. 11/2007 i Comuni associati in Ambito territoriale assicurano che il fondo unico d'ambito per l'implementazione del piano di zona contenga tutti i servizi e gli interventi realizzati dagli enti associati per le finalità di cui alla legge stessa.
- Il Fondo per la lotta alla povertà e ai livelli essenziali delle prestazioni.
Verranno poi organizzati dei focus sui differenti bandi che possono finanziare specifici progetti di enti di Terzo settore. Nello specifico sarà posta attenzione alle modalità di finanziamento provenienti sia dagli enti pubblici (tutto ciò che deriva dallo Stato o da istituzioni sovrannazionali come l'Unione Europea, la Banca Mondiale, l'Unesco, l'ONU, ecc.) erogati a titolo oneroso o gratuito, sia ai flussi di finanziamento provenienti da enti privati, composte da singoli individui, da imprese che a vario titolo finanziano le attività degli ETS.
6ª Area - Valutazione dei processi sociali
23.Approcci teorici alla valutazione
La maggiore sensibilità e attenzione verso la valutazione che, negli ultimi anni, sta caratterizzando tutti i protagonisti del sistema integrato dei servizi, e in particolare gli enti di Terzo settore, richiede oggi una sempre maggiore professionalità, sia per il miglioramento di iniziative finalizzate allo sviluppo innovativo, sia per facilitare la creazione di legami tra soggetti pubblici e privati, locali, nazionali e transnazionali. Tale incremento di attenzione verso la valutazione, sebbene ancora fortemente legato ad obblighi legislativi, deriva anche dalla consapevolezza che una migliore analisi dei processi e dei risultati delle azioni progettuali e non, contribuisce ad una maggiore considerazione dei soggetti che operano in ambiti come quello del welfare, decisivo per lo sviluppo e il benessere complessivo di una comunità. La peculiarità dei servizi alla persona è quella di essere prodotti e consumati nello stesso momento, limitando eventuali spazi di contrattazione tra chi “produce” i servizi e i “consumatori” degli stessi, creando di fatto una asimmetria informativa. Lo sviluppo di un cultura della valutazione, non intesa meramente come espressione di un giudizio, o peggio ancora come attività di controllo, ma come comprensione del funzionamento dei processi e delle attività (se hanno funzionato, come hanno funzionato e soprattutto perché hanno funzionato) avviate nell’erogazione di un servizio, oltre che contribuire al miglioramento delle azioni sociali programmate, riduce notevolmente la tendenza di molte organizzazioni a essere autoreferenziali poiché l’incrocio tra più fonti e la ricerca di un’oggettività condivisa, se attuata con criteri e metodi confrontabili, rende più trasparente e chiaro, ai diversi interlocutori (stakeholder), tutti i processi di erogazione di un determinato servizio. Ma quale approccio è il più adatto per valutare le politiche e gli interventi/servizi di welfare?
Il modulo parte dal presupposto che per valutare gli effetti degli interventi in ambito sociale, e non solo, esistono diversi approcci e metodi, il cui corretto utilizzo contribuisce a pervenire a valutazioni corrette ed esplicative nel modo più rigoroso possibile. La risposta alla domanda valutativa che viene posta può essere data solo se si è in grado di comprendere qual è l’approccio più appropriato da utilizzare. La definizione dei diversi approcci teorici alla valutazione risulta essere importante oltre che per una buona comprensione della portata applicativa di ogni singolo approccio, anche per chiarire i limiti e i pregi di ognuno di essi e di conseguenza “cosa si viene a sapere” se si utilizza un approccio piuttosto che un altro.
24.Principali strumenti di monitoraggio
Il modulo intende fornire agli studenti conoscenze e competenze di carattere teorico e metodologico sui principali metodi di ricerca empirica adottati per il monitoraggio e la valutazione delle politiche e degli interventi/servizi sociali.
Il corso sarà caratterizzato da un focus specifico sugli approcci metodologici basati sul coinvolgimento di gruppi di attori sociali, di solito esperti e professionisti di enti pubblici e privati, all’interno del percorso di ricerca valutativa.
Gli approcci di ricerca con gruppi di esperti rientrano solitamente nel novero degli approcci qualitativi/non standard e sono oramai molto diffusi nel mondo della Valutazione, in virtù della loro flessibilità e della loro efficacia nell’ottenere opinioni informate e giudizi circostanziati su un ampio spettro di tematiche e problematiche sottoponibili al vaglio degli strumenti valutativi.
Dopo aver passato in rassegna le principali posizioni epistemologiche e teoriche nell’ambito della ricerca valutativa, il modulo si soffermerà sugli aspetti metodologici e applicativi dei più diffusi metodi di ricerca con gruppi di esperti, come il Focus Group, il Brainstorming e la tecnica Delphi. Le lezioni frontali saranno affiancate da esercitazioni pratiche il cui scopo sarà quello di far acquisire agli studenti familiarità con la progettazione e l’implementazione di un disegno di ricerca valutativa con tecniche basate su gruppi di esperti.
25. Principali strumenti di valutazione
Il termine ‘valutazione’ viene oggi associato a diversi significati, dal riconoscere e comunicare il valore (potenziale o effettivo) di un progetto, di una politica o di un intervento, al fornirne una stima o una misura oggettiva della sua efficacia ed efficienza.
Il modulo mira, in primo luogo, a offrire gli strumenti critici e metodologici per comprendere meglio il senso della domanda valutativa nell’ambito delle politiche di welfare e nell’imprenditoria sociale, ricorrendo a esempi ed esercitazioni pratiche. In seguito, saranno approfonditi due differenti approcci alla valutazione con i relativi strumenti: l’approccio controfattuale alla valutazione degli effetti e la costruzione di mappe delle distanze culturali, valoriali e attitudinali. Questi approcci saranno sperimentati attraverso un’esercitazione in aula.
26.Valutazione dell’impatto sociale
La possibilità di valutare e descrivere l’impatto sociale che l’attività di un ente, pubblico o privato, genera sulle persone e sui territori offre interessanti opportunità per l’apprendimento, la condivisione di risultati e processi, l’assunzione di responsabilità. Bisogna inoltre considerare la centralità crescente che questo tema sta assumendo nella definizione delle politiche pubbliche per l’innovazione sociale e per il cambiamento dei sistemi di welfare, processi in cui la valutazione dell’impatto sociale svolge anche la funzione di strumento operativo per l’accreditamento e la competizione per le risorse.
Il modulo consentirà ai partecipanti di acquisire conoscenze di base sul concetto di impatto sociale e sui principali approcci per la sua valutazione, in modo da stimolare atteggiamenti riflessivi e consapevoli rispetto all’uso dei relativi strumenti operativi.
In sintesi, il modulo formativo intende stimolare la riflessione e il confronto dei partecipanti sui seguenti temi:
- Significati associati al concetto di impatto sociale.
- Principi e assunti fondamentali per la valutazione dell’impatto sociale.
- Approcci proposti per la valutazione dell’impatto sociale nell’Unione europea: la teoria del cambiamento, la catena del valore e la griglia di indicatori.
- Come riconoscere e rappresentare i valori e interessi dei soggetti coinvolti (mappa degli stakeholders, materiality assessment).
- Esempi di disegni di ricerca valutativa e di rendicontazione.
7ª Area - Efficacia ed efficienza della comunicazione
27.Comunicazione sociale per enti e reti di welfare locale
Il modulo affronterà i seguenti temi: i fattori costituenti il processo di comunicazione; la Comunicazione Sociale attivata da settori di pubblica utilità e da vari soggetti istituzionali, la distinzione tra “Campagna di comunicazione sociale” e “Pubblicità sociale”; il costrutto di Rete Sociale differente dal concetto di “gruppo”, i concetti chiave caratterizzanti, “Rete ego-centrata” e “Rete non-ego-centrata”, la formazione del Capitale Sociale, la funzionalità dei “legami forti” e “legami deboli”, l’importanza di implementare la “densità” della Rete attraverso la comunicazione e l’interazione tra “nodi”; il Networking come attività condivisa dai soggetti costituenti; la Rete in termini di coordinamento delle strategie e delle azioni comunicative, indirizzate alla creazione e alla gestione di relazioni di qualità, finalizzate all’estensione della struttura e al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
28.Piano di comunicazione sociale e welfare digitale
La comunicazione sociale è la comunicazione vocata a promuovere i diritti, la giustizia e la solidarietà sociale; è la comunicazione che ha per obiettivo la diffusione di significati, di idee e di pratiche ispirati a valori di equità, pace e inclusione.
Comunicazione, infatti, non è solo fornire informazioni ed emozioni, ma farlo in modo che possano produrre «un certo tipo di azioni, grazie alla modifica da esse indotta nella visione del mondo dei destinatari, e infatti il successo di un’azione di comunicazione non è dato dal numero dei soggetti raggiunti, ma dal numero di soggetti che in seguito alla comunicazione modificano il proprio comportamento». Cioè, dalla misura in cui si rinsaldano legami sociali, si rappresentano problemi reali, si diffondono i valori della solidarietà, e della giustizia sociale, con particolare attenzione ai bisogni dei soggetti vulnerabili e svantaggiati.
Il modulo intende offrire le conoscenze e le risorse per gestire le reti sociali personali e istituzionali, e di approfondire le relative dinamiche e gli strumenti di analisi e aiuterà a mettere a fuoco obiettivi, migliorare il linguaggio e lo storytelling digitale, ascoltare i propri pubblici di riferimento attraverso lo studio delle analytics. Il proposito è di mettere i partecipanti nella condizione di condurre la propria organizzazione verso la trasformazione digitale prodotta dalla rivoluzione tecnologica.